Bertran de Born, Puois Ventadorns e Comborns ab Segur
Ora che Ventadorn, Comborn, Segur
e Turenne e Monfort e anche Gourdon
col Périgord han fatto lega e giurano,
e i borghesi d’intorno si rinchiudono,
a me va di cantare e d’occuparmi
d’un sirventese perché stian sicuri,
che non vorrei che fosse mia Toledo
se poi sicuro non ci osassi stare.
Ah, Puyguilhem
e Clérans e Grignols,
e Saint-Astier, un gran feudo tenete,
e anch’io, se mi si vuole riconoscere,
e Turenne, e di più certi Angoumois,
dal Carrettiere sceso di carretta:
non ha soldi e li prende con paura;
ma è meglio poca terra con onore
che con onta tenere un grande impero.
Se il gran visconte capo dei guasconi
cui obbediscon Béarn e Gavardan,
e Vézian lo vuole, e Bernardone,
e il sire d’Aics e Tartas e Marsan,
avrà il conte di là un bel daffare;
e al tempo stesso, già che è tanto prode,
con le gran truppe che raccoglie e ammassa
passi di qua e ci venga ad affrontare.
Se Taillebourg e Pons e Lusignano,
Mauléon e Tonnay fossero in piedi,
ed a Sivray un visconte vivo e sano,
non crederei di non averne aiuto;
quel di Thouars, che il conte lo minaccia,
stia con noi senza essere mai debole,
e chiediamo che giustizia ci faccia
degli omaggi che estorti ci ha di mano.
In mezzo tra il Poitou e l’Ile-Bouchard
e Mirebeau e Loudun e Chinon,
hanno fatto a Clairvaux senza riguardo
un bel castello e l’han schierato in campo,
ma non voglio lo sappia né lo veda
il re giovane: gli darebbe noia;
ma temo, tanto forte là biancheggia,
che bene lo vedrà da Mateflon.
Se il re Filippo è tale e quale il padre
sapremo, o saprà fare come Carlo
con Taillafer, poiché lo fa signore
d’Angoulême, che costui gli ha dato in
dono.
E se un re dà qualcosa, non si può,
se ha detto sì, che mai dica di no.
Testo: Pietro G.
Beltrami, Variazioni di schema e altre note di metrica provenzale:
a proposito di Bertran de Born, «Puois Ventadorns» e «Sel qui
camja», «Studi
mediolatini
e volgari», XXXV (1989), pp. 5-42. Cfr. Die Lieder Bertrans
von Born, hrsg. von Carl Appel,
Halle, Niemeyer, 1932, e Gérard Gouiran, L’amour et la
guerre. L’oeuvre de Bertran de
Born,
Aix-en-Provence, Université de Provence, 1985; The Poems of the Troubadour
Bertran de Born, ed. by William D. Paden, Jr., Tilde Sankovitch, Patricia H.
Stäblein,
Berkeley-Los Angeles-London, University of California Press,
1986.
Sirventese occasionato
dalle lotte del 1182 fra i baroni aquitani, mal sostenuti,
secondo Bertran de Born, da Enrico il giovane, figlio di Enrico
II Plantageneto, contro il
fratello Riccardo. Come si legge nelle edizioni citate di
Gouiran e di Paden, la prima
strofa cita i quattro
visconti limosini (Eble IV Archambaut di Ventadorn, Archambaut V di
Comborn, Aimar V di Limoges, signore di
Ségur, Raimondo II di Turenne) con le loro
dipendenze (Bernart di Casnac, signore di
Monfort, era genero di Raimondo II di
Turenne; probabilmente Guglielmo di
Gourdon era legato alla casa di Monfort), alleati
con il conte di Périgord Elia VI Talairan.
La seconda strofa esprime le lagnanze che hanno ragione di avanzare i
signori di
Puyguilhem, Clérans, Grignols e
Saint-Astier (tutti legati alla casa comitale di Périgord),
e con loro i Turenne e i conti d’Angoulême
(nella circostanza Guglielmo Tagliaferro)
contro Enrico III, che dovrebbe sostenere
e non sostiene la loro causa. Enrico,
accettando di vivere della rendita che gli
concede il padre, comporta come farebbe
Lancillotto scendendo dalla carretta,
invece di affrontare la prova di esservi trasportato
(il Cavaliere della carretta di
Chrétien de Troyes è di un paio di anni prima).
La terza strofa raggruppa i signori guasconi e i loro vicini, che
potrebbero impegnare
Riccardo «da quella parte», rendendogli
difficile di combattere «da questa parte», nel
Limosino e dalle parti di Altaforte:
Gastone VI visconte di Béarn e di Gavardan, Vézian II
visconte di Lomagne, Bernart IV conte
d’Armagnac, Pietro visconte di Dax (ant. Aics), il
visconte di Tartas, Centule III di Bigorre
visconte di Marsan.
La quarta strofa menziona i signori già vinti o danneggiati da Riccardo,
per evitare la
sorte dei quali dev’essere rinnovata la
lotta: Goffredo di Rancon signore di Taillebourg,
il signore di Pons, dipendente dal primo,
Goffredo di Lusignano, Raoul di Mauléon
(padre del più celebre Savaric), Goffredo
di Tonnay, il visconte di Civray, infine il visconte
di Thouars, Aimeric VII, che ora è
minacciato.
La quinta strofa allude alla vicenda della fortezza di Clairvaux,
costruita da Riccardo
contro gli accordi, enumerando i nomi di
luogo che definiscono l’insediamento militare
(Mirebeau, Loudun e Chinon sono fortezze
di Enrico II).
Nelle tornadas si dice dell’omaggio prestato al re di Francia Filippo
Augusto da
Guglielmo Tagliaferro, conte d’Angoulême,
per sottrarsi alla sovranità di Riccardo, che
non risulta da altre fonti, e potrebbe
anche essere un suggerimento presentato in
poesia come un fatto compiuto
(interpretare: Filippo riconosce Tagliaferro signore
d’Angoulême, di cui lui, Tagliaferro, gli
ha fatto dono).