Epilogo al cimitero sul mare
Sul lucido granito che va di moda
queste lettere d’oro durano poco:
con un colpo del dito irriguardoso le
schioda
qualche angelo annoiato che se ne fa
gioco
I vecchi nomi incisi nella pietra tenera
da quando non c’è più chi ripassa la
pece
si leggono soltanto per chi li venera
aguzzando lo sguardo oltre la superficie
Un cimitero sul mare è come una nave
che tira sull’ancora ostinatamente
al richiamo d’una voce soave
che le scivola accanto con la corrente
Dall’altra parte del negato viaggio
c’è un paese di sogni rinverdito
su cui un Dio regna incomprensibile e
saggio
che è il nostro personaggio meglio
riuscito
È un modesto peccato di superbia
pensare la nostra voce ancora presente
e viva di là dalla china impervia
che fa il nulla imprendibile
dall’esistente