Giraut de Borneil, No posc sofrir c'a la dolor
Non so impedirmi di girare
la lingua dove il dente duole,
ed il cuore al novello fiore,
quando vedo i rami fiorire
e i canti son nel bosco
degli uccellini innamorati,
e pur preso dai miei pensieri
e dai miei dispiaceri,
vedendo i campi e il verde e i prati
mi rinnovo e son confortato.
Perché non faccio altro lavoro
che di cantare e di gioire!
E una notte sognavo a Pasqua
un sogno che mi rincuorò:
che avevo uno sparviero
di bosco sul pugno posato,
e pur parendomi domestico,
mai visto un più selvaggio;
ma poi divenne amico e docile,
e a buoni lacci imprigionato.
Raccontai il sogno al mio signore,
che all’amico si deve dire:
lui lo spiegò tutto d’amore,
e disse che non può mancare
che ben sopra il mio grado
io abbia tale amica in pace,
quando avrò molto travagliato,
che mai del mio lignaggio
nessuno o di più assai valore
non ne amò tale e ne fu amato.
Ora ne ho vergogna e paura,
e mi sveglio e piango e sospiro,
e quel sogno mi par follia,
e non credo possa avvenire;
però da un fatuo cuore
non può staccarsi un bel pensiero
orgoglioso ed oltre misura:
dopo il nostro passaggio
so che il sogno s’avvererà
così come mi fu spiegato.
E poi udirete cantori
e canzoni andare e venire!
Che ora che non so che m’animi
voglio farmi un po’ più d’ardire
e inviare un messaggio
che le porti per me amicizia.
Che qui ne è fatta la metà,
ma da lei non ne ho pegno,
e non penso che vada a fine
nulla se non è incominciato.
Che ho visto iniziare una torre
con una sola pietra a erigerla,
e poco a poco andar più in alto
fin quando si poté compirla.
Perciò credo virtù
questa, se me ne convenite,
e il vers, quando avrà buona musica,
lo spedirò in viaggio,
se trovo chi lo guidi rapido,
che le piaccia e ne sia allietata.
E se mai a re o ad imperatore
vado, se lei mi vuol gradire,
così come il suo traditore
che non sa né la può sfuggire
né sostenerla, ostaggio
mi mandi in un regno lontano!
Che così sarò giustiziato
e certo d’un gran danno,
se la bella candida e nobile
mi s’allontani o mi sia irata.
Ed ascoltate voi e guardate,
cui è noto il mio linguaggio:
se il mio dire mai fu celato
e chiuso, l’ho ben rischiarato!
E mi sono così sforzato
che canti faccio che intendiate.
Testo: Sämtliche Lieder des Trobadors Giraut de Bornelh, hrsg. von Adolf
Kolsen, Halle, Niemeyer, 1910-1935; cfr. anche Ruth Verity Sharman, The cansos
and sirventes of the Troubadour Giraut de Borneil: a Critical Edition, Cambridge,
University Press, 1989.
Canzone datata da Kolsen all’inverno 1191-92 per via dei riferimenti alla
Crociata. La sua melodia dovette avere notevole successo, visto che nume-
rosi trovatori la hanno poi riutilizzata (o hanno almeno riutilizzato la struttu-
ra del testo).