Nelle nostre città sono canori
Nelle nostre città sono canori
come gli uccelli un tempo gli antifurto,
e noi come arcadici pastori
restiamo al freddo per sentir cantare
queste nottambule cicale
sopravvissute al piombo tetraetile.
Ma gli amori non rischiano d’uscire
al crudo lume della luna.
La rugiada notturna
riga di nero i fianchi delle macchine,
e il vento come un’onda
bituminosa batte la riva
di questi gelidi muri.
E noi testimoni taciturni
di tanto sfacelo, al tatto
scoprendo che i nostri corpi
ancora esistono, rabbrividiamo.