Sogni di gloria


Fanno pisciare i cani a varie ore

del giorno ma per lo più della notte

in questi fondi di strada con le reti

metalliche sfondate la vegetazione

quella che può semicittadina

rigogliosa ed incolta così era

nel cuore della città la sterpaia

sulla scarpata della ferrovia

con escrementi umani forse ordigni

bellici che s’affannavano i maestri

a descrivere con immagini e sentenze

piedi mozzi mani mozze bambini perduti

lì vicino peraltro giocavano a pallone

e ci perdemmo un cane poi lo ritrovammo

un cucciolo di boxer con la coda

mozza di fresco per bellezza poi

per bellezza ebbe mozze anche le orecchie

 

Avevo il libro in mente fin da principio

 

Un posto ad ogni cosa ogni cosa al suo posto

l’ordinatore primo ci si provò

a convincere in lingua matematica

le più modeste fibre a dirne lode

fanno di lui figure a propria immagine

il santo al centro chiede chi paga il donatore

ginocchioni in un canto lo rassicura

l’armonia del creato non è che un gioco

dove il dare e l’avere si ricompongono

nei più riposti spifferi della natura

leggendo il libro del creato generazioni

di spiriti forti l’hanno pensato

e un giovane vestito da scatoletta

di pomodoro nel nuovo supermercato

il sergente Fiorillo col baffo nuovo

sulla manica disse con degnazione

sembra strano ma non mi sento diverso

nonostante questa mia promozione

 

Sono nato in città non ho sentimenti

 

Gente nata con il quarto

di miglio nel sangue non si contenterà

facilmente di chiacchiere senza il segreto

bancario disse Carli caro signore

nemmeno questa sedia resterebbe

a sostentarle il culo ma vorrà

più scandalo e follia che non miracoli

e sapienza ma scandalo con misura

e di follia quel tanto che governa

la remissione dei debiti al tempo

che le ciambelle vengono col buco

e per amor di cosa che non dura

con il quarto di miglio fitto in testa

militia est vita hominis super terram

il condottiero fece un bel discorso

quando vide in rivolta l’equipaggio

disse se la minestra vi fa schifo

m’impiccherete a terra ma qui comando

per Dio io solo fino in fondo al viaggio

 

Marzio roba da chiodi

farci ancora menare per il naso

da sonetti canzoni e odi

so che a parole preferisci la prosa

 

Hanno il capestro facile ai quattro capi

del mondo per una parola importuna

mozzano lingua nasi orecchie riducono

l’errore al vero con giustizia serena

et utriusque saeculi per buona

misura lustrant ignibus peccata

beato l’uomo che non siede alla tavola

della giustizia ma sonnecchia in veranda

ideali compagni umili

e pazienti da così

lontano voci insistenti

miei effimeri simili

 

Amici voglio usare misericordia

alla mia vita con il fiato corto


In abito leggero di signora

amorosa discesa Filosofia

al suo fedele dice vano pensiero

e più vana caduta dallo stato

di sordità beata ai movimenti

del gran mare dei debiti che fluisce

e rifluisce sulle sponde quanto

remote dove giunsero allo sbarco

eroi discesi nell’oscurità

dei morti o al lume della grazia divina

mirabilmente ascesi di ritorno

agli increduli in cerca di prosperità

col solito responso nessun segno

che impallidisca il sangue delle scritture

 

Arderanno i quaderni cani gridano madri

forano orecchie vittime in bianco sorridono