Bernart de Ventadorn, Chantars no pot gaire valer
Cantare non ha alcun valore
se dal cuore non viene il canto,
e un canto non viene dal cuore
se non c’è un puro sentimento.
È per ciò che il mio canto eccelle,
perché ho in gioia d’amore e tendo
la bocca e gli occhi e il cuore e il senno.
Che Dio non mi dia mai il potere
di non aver voglia d’amore!
Non ne sapessi niente avere,
ma ne avessi ogni giorno male,
sempre ne avrò buon cuore almeno,
e ne ho maggiore godimento
che ne ho buon cuore, e mi ci tengo.
Contro amore per ignoranza
parlano stolti, senza danno,
perché amore non può cadere
se non è un amore volgare.
Quello non è amore, soltanto
ne porta il nome e l’apparenza,
che niente ama se non prende!
Se ne volessi dire il vero,
so bene donde vien l’inganno:
da quelle ch’aman per avere
e son venditrici venali!
Ne fossi falso e menzognero!
Dico il vero villanamente,
e mi dispiace che non mento.
Nel consentire e nel volere
è l’amore dei puri amanti,
e niente mai ci può giovare
se il volere non è alla pari,
ed è uno stolto naturale
chi la sua volontà riprende
e dà un consiglio sconveniente.
Ho ben riposto il mio sperare
poiché colei mi fa buon viso
che più desidero vedere,
franca, dolce, pura e leale,
con cui sarebbe salvo il re,
bella e cara, corpo piacente,
fatto ha di me un grande dal niente.
Niente più amo e so temere,
e nulla mi darebbe affanno,
solo che fosse il suo piacere;
che quel giorno mi par Natale
che coi begli occhi spirituali
mi guarda; però è così lenta
che un sol giorno mi dura cento!
Il vers è puro e
naturale,
buono per chi bene l’intende,
e migliore se gioia attende!
Bernart de Ventadorn l’intende
e dice e fa, e gioia ne attende!
Testo: Bernart von Ventadorn, seine Lieder mit
Einleitung und Glossar,
herausgegeben von Carl Appel, Halle, Niemeyer, 1915.
Canzone che non contiere elementi di
datazione.