Bertran de Born, Ges de disnar no fora oi mais matis
Non sarebbe per pranzo più mattina
a aver preso un buon alloggio,
che ci fossero carne e pane e vino
ed un bel fuoco di faggio.
È il più bel giorno della settimana,
e dovrebbe accontentarmi
voler voglia il mio bene donna Lana
quanto il sire di Poitiers.
Mi volgo a salutare in Limosino
quelle che hanno più valore:
mio Bel Signore e mio Bel Zibellino
cerchino ora un lodatore:
io ho trovato la più sicura al mondo,
fra chi ha lode la più nobile,
che il suo amore m’è tanto disponibile
che con l’altre insuperbisco.
Bella, giovane, franca e vera e pura,
di lignaggio alto e regale,
per voi sarò straniero al mio paese
per andarmene oltre Angiò;
tanto d’ogni altra avete più valore
che anch’io me ne innalzerò,
perché avrebbe la corona romana
sulla vostra testa onore.
Col dolce sguardo suo e col chiaro viso
schiavo suo m’ha fatto Amore,
e il mio signore accanto a lei m’ha assiso
su un cuscino imperïale,
e il suo parlare fu dolce e cordiale,
e cortesi le parole,
nel piacere mi parve catalana,
d’accoglienza di Fanjau.
Con le belle parole e col bel riso,
quando i denti di cristallo
vidi e il corpo sottile e delicato,
così bello nel corsetto,
e fresco come rosa il colorito,
il mio cuore ha imprigionato.
Più gioia ebbi che a avere il Khorassan,
che gioisco a suo piacere.
Di tutte donna Maier è sovrana,
quante mare e terra includono!
Edizioni: Carl Appel,
Die Lieder Bertrans von Born, Halle,
Niemeyer, 1932;
Gérard Gouiran, L’amour et
la guerre. L’oeuvre de Bertran de Born, Aix-en-Provence,
Université de Provence, 1985.
Della fine del 1182,
per la corte tenuta da Enrico II Plantageneto cui allude
anche Chazutz sui de mal en pena.