Bertran de Born, Ges de far sirventes no.m tartz


Non tardo a fare un sirventese,

anzi lo faccio senza affanno.

Tanto ho sottile ingegno ed arte

che mi son spinto tanto avanti

ed ho tanto in sorte

che eccomi in salvo:

né conte né re

m’han fatto ingiustizia.

 

E poiché il re e il conte Riccardo

m’han perdonato l’ira loro,

ora mai più Aimar né Aicardo

mi dian tregua né Talairan,

né mai d’Altaforte

lasciar voglio un orto,

m’attacchi chi vuole,

che deve esser mio.

 

Quando c’è pace da ogni parte,

di guerra a me resta un brandello:

cancro all’occhio a chi me ne toglie,

pur se per primo l’ho iniziata!

Da pace conforto

non ho, che m’accordo

con guerra, e altra legge

non credo né osservo.

 

Lunedì e martedì non guardo,

né settimane e mesi ed anni,

né cesso per aprile o marzo

d’occuparmi che venga danno

a chi mi fa torto;

e mai con la forza

in tre vinceranno

il prezzo d’un cinghio.

 

Altri metta i suoi boschi a semina,

io ho sempre fatto fuoco e fiamme

per avere quadrelli e dardi,

elmi e usberghi, cavalli e spade,

che in ciò mi conforto,

ed ho gran piacere

da assalti e tornei

e doni e corteggio.

 

Tanto gagliardo è il mio condomino

che vuol la terra dei miei figli;

gliela darò, che sono un bischero!

Poi diranno: Bertran è perfido,

che non gli dò tutto;

ma prima a mal porto

verrà, v’assicuro,

che con me contenda.

 

Non più d’Altaforte

bado al giusto o al torto,

che credo al giudizio

del re mio signore.

 

 

    Edizioni: Carl Appel, Die Lieder Bertrans von Born, Halle, Niemeyer, 1932;

Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’oeuvre de Bertran de Born, Aix-en-Provence,

Université de Provence, 1985.

    Sirventese databile alla seconda metà del 1183. Bertran ha ricuperato o sta

per ricuperare il suo castello, che il 6 luglio dello stesso anno Riccardo Cuor di

Leone aveva espugnato e concesso al fratello Costantino.