Bertran de Born, Ieu chan que.l reis m'en a prejat


Canto che il re me ne ha pregato,

davanti al mondo minacciato,

di com’è di questa guerra,

di cui vedo un tal gioco in tavola:

che si saprà, dopo giocato,                                 5

chi dei figli avrà la terra.

 

Non fosse il conte il suo maestro,

lo mattava presto il re giovane,

che così lo chiude e serra

che di forza Angoulême ha preso                     10

ed il Saintonge ha liberato

fino là oltre Finisterre.

 

Se il conte può far come vuole,

che non lo vendan gli alleati,

non per questo si disferra:                               15

mai visto un cinghiale più irato,

ferito di spiedo e cacciato,

di lui, ma non si scoraggia.

 

Del mio signore il vecchio re

so bene che i figli han peccato,                         20

che da stare in Inghilterra

l’avran due anni allontanato.

Tutti, pensa, l’hanno ingannato,

non Giovanni Senza Terra.

 

I guasconi fra sé accordati                               25

si sono ed a lui ribellati,

come fossero lombardi:

voglion da un re esser ben guidati,

non da un conte tiranneggiati,

l’assicuro io per loro.                                         30

 

Questo gioco per noi mi pare

già vinto e da ricominciare,

che i pedoni di Valia

dalla scacchiera s’è cacciati:

per fifa se ne sono andati                                 35

senza prendere commiato.

 

In Limosino è cominciato,

ma altrove sarà terminato.

E tra Francia e Normandia,

verso Gisors e Neufmarché                               40

voglio sentir gridare ‘Arras!’

e ‘Monjoie!’ e ‘Dio aiuti!’

 

Con follia vinceremo il senno,

noi limosini, gente allegra,

che si vuol si doni e rida,                                 45

e i normanni non lo sopportano,

dicono che, se vanno via,

non ne torna qui più uno.

 

Mi pare il re mal consigliato

di Francia e peggio s’è guidato:                       50

vedo che i suoi fatti stagna

che più varrebbero dorati;

se non aiuta suo cognato,

senno e pregio ahimé non ha.

 

Francesi, che siete i più duri                             55

dei migliori ed i più lodati,

non si veda mai sottrarsi

un compagno dal re chiamato,

che non sarete mai pregiati

se non siete nella mischia.                               60

 

Il duca di Borgogna ha detto

che ci aiuterà quest’estate

col soccorso di Champagne,

che verran cinquecento armati:

quando a noi si saranno uniti,                         65

dura che il Poitou non pianga!

 

Re che si batte per il suo

più diritto ha all’eredità;

e poiché conquistò Spagna

Carlo, se n’è sempre parlato;                           70

che con travaglio e con larghezza

pregio ottiene un re e guadagna.

 

Il re giovane pregio dato

s’è da Burgos a Alemagna.

 

Signor Rassa, questa contea                           75

vi dia il re con la Bretagna!

 

E poi saranno amici insieme

a Montinhac in Cocanha.

 

    Edizioni: Carl Appel, Die Lieder Bertrans von Born, Halle, Niemeyer, 1932;

Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’oeuvre de Bertran de Born, Aix-en-Provence,

Université de Provence, 1985 (di cui uso il commento).

    Per la guerra contro il padre Enrico II Plantageto e contro il fratello Riccardo

Cuor di Leone, di Enrico, associato nel regno e perciò detto il Re Giovane (è lui il re

che ha commissionato il sirventese al poeta, e qualche ambiguità può nascere nel

testo dal fatto che i re di cui sui parla sono due). Fra il 1182 el’11 giugno 1183 (morte

del Re Giovane).

    2 a l’auzen del mon menassat, soluzione di Gouiran, che accoglie un’ipotesi di

Levy, per le lezioni diversamente corrotte, a quanto pare, dei due soli mss. che

tramandano il testo, C al auzen de mon menassat e a al auzen de mon menalsat.

Appel preferiva prendere atto della difficoltà, lasciando una lacuna dopo a l’auzen.

    4 don vei un tal joc entaulat ‘di cui vedo un tale gioco intavolato, messo sulla ta-

vola (da gioco)’. Comincia qui una serie di metafore tratte dal gioco degli scacchi.

    7-8 Si·l coms no·s n’agues ensenhat, cioè se il conte (Riccardo) non fosse stato

molto più esperto di lui, non fosse stato lui a insegnargli a giocare, il re giovane gli

avrebbe dato rapidamente scacco matto (tost l’agra·l reis joves matat).

    10-11 Il re giovane aveva, secondo il cronista Goffredo di Vigeois, preso l’Angou-

mois e in più, secondo il poeta, il Saintonge (liberato, s’intende secondo il suo punto

di vista, da Riccardo).

    24 Giovanni è il figlio più giovane di Enrico II, detto Senza Terra perché rimase

escluso, per la giovane età, dalla divisione del 1173 dei titoli e dei domini fra i figli.

Diventerà re d’Inghilterra nel 1199 alla morte di Riccardo, a sua volta succeduto al

padre nel 1189.

    27 Potrebbe alludere alle lotte dei Comuni lombardi contro l’Imperatore.

    28 I guasconi si sono ribellati a Riccardo (v. 25) perché preferiscono essere ben gui-

dati (be menat) da un re, cioè dal re giovane, piuttosto che tiranneggiati (forzat) da

un conte, cioè da Riccardo.

    31-32 Aquest juoc tenh per gazanhat / deves nos e per renvidat: Appel corregge in

renvidat la lezione di C, unico a portare la strofa, envidat. Envidar (‘invitare’) un gioco

significa disporne l’inizio (i pezzi sulla scacchiera, nel caso), renvidar farlo di nuovo, co-

me anche si può sottintendere con la lezione di C. Il gioco, cioè, è già vinto, si può

cominciare una nuova partita.

    33 Valia è la Valée, parte dell’Angiò (Thomas, ripreso da Gouiran). I pedoni sono al

tempo stesso i pedoni del gioco degli scacchi e i fanti di Enrico II, buttati fuori dalla

scacchiera (‘mangiati’), cioè respinti in fuga.

    41 Arras! è il grido di guerra dei fiamminghi, Monjoi! (o in francese Monjoie!) quello dei

francesi, Dio aiuti! (Dieus äia) quello dei normanni.

    53 Il re di Francia era cognato del re giovane.

    75 Rassa è il soprannome con cui Bertran chiama Goffredo di Bretagna, fratello e

alleato, nell’occasione, del re giovane.