Giraut de Borneil, L'altrer, lo primer jorn d'aost


L’altrieri, il primo dì d’agosto,

giunsi in Provenza là oltre Alest

cavalcando con aria mesta

perché ero in gran tristezza,

quando udii d’una pastora

presso ad una siepe il canto:

così dolce risuonava

della sua voce la riva

che io andai di là ammirato

dove felci stava a cogliere.

 

E sebbene tenesse stretta

per i ramoscelli la veste,

‘Donde siete?’ non ebbi chiesto

e già era alla mia staffa;

poi mi disse: ‘Donde uscite?

Che sentiero v’ha portato?

Mi sembrate desolato!

Non mi dite impertinente,

che se siete tutto solo

posso ben farvi domande’.

 

‘Bimba, dirò, checché mi costi,

tanto bene l’avete chiesto,

quale caso mi fa andar triste:

ho bisogno d’una vera

pura amica e veritiera,

perché andai or ora via

da una falsa ingannatrice

che mi fa cambiare strada,

e sarebbe la mia guida,

fosse un po’ meno volubile’.

 

‘Signor mio, mai sta chi s’accosta

a un amore ricco, per Cristo,

per quanto abbia udito e visto,

in pace: una cavaliera

vuole fatti per il bene

che dà, e il male che s’ignori,

e se non le date retta

vi si mostrerà diversa,

perché queste capricciose

cambian strada molto presto’.

 

‘Bimba, Dio voglia che s’angusti

del male che tanto m’angustia,

e che si perda il sonno e il pasto;

ma a voi con la pelle scura

io non chiederò di più!

Poiché bene m’accogliete,

sarò amico a voi e gentile,

perché devo ringraziarvi

che mi avete prima visto

da lontano e non fuggiste’.

 

‘Signor mio, ben vorrei un amico

che il fatto non cercasse mica,

che son piccola e ho cuore casto,

anche se mi faccio avanti,

ché alla mia povertà giusto

avrò, credo, un buon marito;

ma così poco chiedete

che farò una leggerezza,

e giurandomi lealtà

il mio amore avrete intero’.

 

‘Bimba, ne sarei guarito,

ma così forte radice

vien fin qui d’oltre Lobera,

che il mio male, anche sopito,

temo che poi mi peggiori’.

 

‘Signor mio, non siete ardito,

perché il male che sfuggite

che vi cerchi poi temete.

Poiché tanto mi piacete,

divertiamoci a quest’ombra!’

 

‘Bimba, N’Escarogna è guida

di valore, e a me un’amica

fina amante ha dato e nobile,

per cui il male m’abbandona’.

 

‘Signor mio, siete un po’ in torto,

che d’un’altra ora parlate

di riceverne il favore,

anche se ha più vanagloria!’

 

 

    Testo: Sämtliche Lieder des Trobadors Giraut de Bornelh, hrsg. von Adolf

Kolsen, Halle, Niemeyer, 1910-1935; cfr. anche Ruth Verity Sharman, The cansos

and sirventes of the Troubadour Giraut de Borneil: a Critical Edition, Cambridge,

University Press, 1989.

    Pastorella non databile, anche perché la nobile signora Escaronha, che

avrebbe provvisto il cavaliere-poeta di una nuova dama, se fosse identifica-

bile come voleva Kolsen con la moglie di Bernart II de l’Ilha Jordan, sarebbe

vissuta oltre il 1189 e morta a una data imprecisabile.

    Di questa poesia parlo in Giraut de Borneil, la pastorella ‘alla provenzale’ e il

moralismo cortese, «Zeitschrift für französische Sprache und Literatur», CXI,

2001, pp. 138-64.