Il
Macchinario comprende poesie e
frammenti scritti dopo il purgatorio del
beato Pietro fra il 1995 e l’inizio del 2001.
Fa eccezione Il punto d’equilibrio, che era rimasta esclusa già dal Solstizio d’inverno. Me la fece recitare in pubblico a sorpresa Bice Mortara Garavelli a Torino, introducendo una mia conferenza sull’Opera del Vocabolario Italiano nel 1997 (superfluo dire che quando la scrissi non pensavo neanche lontanamente che mi sarei poi occupato di un vocabolario).
Ha circolato prima fra gli amici una versione di venti poesie, scritte a mano perché avevo la stampante rotta. Anche questa non mi pareva definitiva, ma di fatto si è chiusa da sé quando ho cominciato a scrivere il Vaniloquio, di cui le poesie sparse sono diventate appendice.
Poesia della pera e del colpo secco, Poesia del fico e del buonumore, Il punto d’equilibrio, Il pio lavoro, Passo di danza e L’ombrellino di Parigi sono state edite da Francesco Spera in Astolfo nel 1998.
Verso il futuro, Controcanto e Resistenza al futuro sono state pubblicate nell’Immaginazione per i buoni uffici di Romano Luperini.
Macchinario d’amore, La forza delle parole, Fatto di cronaca, Poesia del susino, Ultime resistenze alla dieta, Un nulla, un lieve mutamento, Capronata, Con Giovanni Parenti e Trent’anni dopo sono state pubblicate, in quest’ordine, per iniziativa di Jean Robaey sul primo numero della nuova serie di Frontiera, settembre 2004.
Quella del Frammento dell’orecchino è la superstrada da Pisa e Livorno a Firenze.
La Posta dei Lettori è l’eco, dopo tanti anni, di una lettura casuale di una rivista femminile quando ero ragazzo.
Il pio lavoro è l’eco remoto di qualcosa che ci raccontava il maestro Biassoni alle elementari.
Capronata è nata preparando con grande fatica, io non novecentista, un intervento per una giornata di Omaggio a Giorgio Caproni organizzata da Lorenzo Greco a Livorno.
Il tratto di lapis (Tre poeti) è quello che Ezra Pound tirò in verticale su tutta la prima parte dattiloscritta della Terra desolata di Eliot (ebbi la ventura di vederlo a una mostra a New York), facendo sì che il poemetto cominciasse con l’inizio sfolgorante che tutti conoscono.
Il cavalier Beltrami (in Trent’anni dopo) era mio nonno e fu commesso viaggiatore.
5/02/2024