Bertran de Born, Ges no mi desconort


Per niente mi sconforto

pur se ho perduto,

che lasci gioia e canto

e non m’aiuti

a riavere Altaforte                                     5

che dar dovuto

ho al sire di Niort

che l’ha voluto,

e poiché supplicando

a lui venni davanti,                                 10

e il conte perdonando

m’ha ripreso e baciando,

non ci devo aver danno,

checché dissi l’altr’anno,

né lodo gli intriganti.                               15

 

Con me hanno spergiurato

tre palatini,

ed i quattro visconti

del Limosino,

e i due ben pettinati                               20

perigordini,

e i tre che si san fatui

engolmesini:

con Centol e Gastone

fin l’ultimo barone                                   25

diede assicurazione,

e il conte di Digione

col conte di Bretagna,

e Raimon d’Avignone,

e m’han dato un bidone.                         30

 

Se è inutile un amico

m’è tale e quale

com’è per me un nemico

che non fa male,

che nella chiesa antica                           35

di San Marziale

m’han giurato più grandi

sopra un messale,

e chi a giurarmi venne

che mai s’accorderebbe                           40

senza me, non mantenne,

e non gli ha fatto onore

che grazia si cercasse

e da sé s’accordasse,

in fede mia lo dico.                                 45

 

Se il conte è compiacente

e non avaro

lo servirò utilmente

nei suoi affari,

sicuro come argento,                               50

umile e caro,

e lui sia intelligente

come fa il mare:

se ci cade del buono

vuole non l’abbandoni,                           55

e ciò che non l’aiuta

sulla sabbia lo sputa:

così è bene un barone

faccia del suo perdono,

e, se toglie, poi doni.                               60

 

Voglio il conte pregare

che la mia casa

mi dia da custodire

o me la doni,

ch’ora mi sono avari                               65

tutti i baroni,

non posso star con loro

senza combattere.

Ora mi può acquistare

il conte e non sbagliare,                         70

e io a lui tornare

a servire e onorare,

e non lo volli fare

finché all’abbandonare

son venuto d’Aimar.                               75

 

Donna di cuore avaro

a promettere e a dare,

se il letto rifiutate,

vogliatemi baciare!

Ricco potete fare                                     80

me e il mio danno sanare,

che Dio e i santi m’assistano!

 

Papiol, va a portare

alla mia donna il canto:

ora a causa d’Aimar                                 85

cesso di guerreggiare.

 

 

    Testo: Carl Appel, Die Lieder Bertrans von Born, Halle, Niemeyer, 1932; cfr. anche

Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’oeuvre de Bertran de Born, Aix-en-Provence,

Université de Provence, 1985. Sulla data e per l’identificazione dei personaggi no-

minati cfr. L.E. Kastner, Concerning two Sirventes of Bertran de Born, «Modern Philology»,

XXXIX, 1931, pp. 1-9 e, dello stesso, Notes on the Poems of Bertran de Born, IV,

«Modern Language Notes», XXXI, 1936, pp. 20-33.

    Sirventese scritto un tempo non esattamente determinabile dopo la resa di Altafor-

te a Riccardo Cuor di Leone, avvenuta il 6 luglio 1183 al termine di una settimana d’as-

sedio (l’episodio, brevemente narrato da Goffredo di Vigeois, è l’unico concernente per-

sonalmente Bertran de Born che trovi riscontro nelle cronache). Secondo Gouiran è pro-

babilmente della fine dell’estate.

    7 Il sire di Niort è Riccardo Cuor di Leone.

    14 Allude probabilmente ai sirventesi scritti da Bertran fin dall’anno prima a sostegno

della lega di signori che combatté in favore del re giovane contro Riccardo Cuor di Leone

e contro il re Enrico II, dissoltasi dopo la morte di Enrico il giovane l’11 giugno 1183.

    17 I tre (conti) palatini sono gli stessi che sono nominati ai vv. 27-29.

    18-19 I quattro visconti del Limosino sono Aimar V di Limoges, Eble IV di Ventadorn,

Archambaut V di Comborn e Raimondo II di Turenne.

    20-21 I due ben pettinati perigordini sono Elia VI Talairan conte del Périgord e, proba-

bilmente, il figlio ed erede Elia VII (oppure uno dei suoi fratelli, Audebert o Bosone).

    22-23 Gli editori stampano e li trei comte fat, ‘i tre conti fatui’ d’Angoulême. Prima e

dopo il 1183, in realtà, il conte d’Angoulême era uno solo, Wulgrin II fino al giugno 1881,

poi il fratello Guglielmo V Tagliaferro, morto fra il 1185 e il 1187. Nel 1183 erano vivi

due fratelli di Guglielmo V Tagliaferro, Aimar e Griset; ai tre Bertran de Born potrebbe

riferirsi chiamandoli collettivamente ‘conti’. Kastner, Two sirventes, ha escluso che il

riferimento sia a prima della morte di Wulgrin II, e che si parli di Wulgrin stesso, di

Guglielmo Tagliaferro e di Aimar, che furono conti in successione dopo Wulgrin, ma non

risulta siano stati mai associati nella contea (contro le opinioni formulate da P. Boisson-

nade, Les Comtes d’Angoulême: Les Ligues féodales contre Richard Coeur de Lion et les

poésies de Bertran de Born, «Annales du Midi», VII, 1895). Kastner, Notes, ha poi pro-

posto di leggere il testo dei mss. dividendo diversamente le parole in e li trei c’om te fat

(‘e i tre che sono ritenuti fatui’), eliminando così elegantemente il riferimento impreciso

a ‘tre conti’. Nonostante qualche dubbio su fat nominativo plurale (che Kastner ritiene

ammissibile in questa costruzione) l’idea è buona anche se non accettata dai successi-

vi editori, ed è questo il testo che traduco.

    24 I due nominati sono Centule I conte di Bigorre e Gastone VI visconte di Béarn.

    27 Ugo III duca di Burgundia.

    28 Goffredo conte di Bretagna, fratello di Riccardo Cuor di Leone e del re giovane.

    29 Raimondo V di Tolosa, che in realtà contendeva ad Alfonso II d’Aragona la con-

tea di Provenza e quindi la signoria d’Avignone. Come ‘conte d’Avignone’ è designato

anche da Peire Vidal, Ajostar e lassar, leggibile in Rialto.

.....75 Aimar di Limoges si arrese a Riccardo il 24 giugno.