Bertran de Born, Un sirventes on motz no falh


Un sirventese senza sbagli

ho fatto, mai mi costò un aglio,

ed ho imparato una tale arte:

se ho un fratello o un parente prossimo

faccio in due l’uovo e il soldino,

e se poi vuole la mia parte

io lo caccio di famiglia.

 

Tutto il mio senno ho nel mio scrigno,

se pur m’han dato gran travaglio

fra don Aimar e don Riccardo.

Gran tempo m’han tenuto in guardia,

ma ora sono in gran scompiglio:

se il re non li separa, i giovani

ne avran bene nelle entraglie!

 

Tutti i giorni risuolo e taglio

i baroni e rifondo e caglio

che pensavan di disboscarmi:

e son folle se me ne guardo,

perché di peggior metallo

son del ferro di san Leonardo;

stolto è chi se ne travaglia.

 

Talairan non trotta e non salta,

e non esce dal suo Arenalh,

e non teme lancia né dardo,

ma vive al modo d’un lombardo:

tanto è pieno di viltà

che quando gli altri si sbudellano

si stiracchia, lui, e sbadiglia.

 

Guilhem Gordon, folle batacchio

vi metteste al vostro sonaglio,

e io vi amo, Dio vi guardi!

Perciò per folle e per vigliacco

vi ritengon per il patto

i due visconti, e par lor tardi

che con lor siate in battaglia.

 

Tutti i giorni lotto e contendo,

colpisco, paro e mi difendo,

mi si guasta la terra e s’arde

e dei miei boschi fanno campi,

e mi mischian grano e paglia,

e non c’è ardito né codardo

nemico che non m’assalga.

 

A Périgord alla muraglia

vicino ad un tiro di maglio

verrò armato sul mio Baiardo:

se c’è un panzone pittavino

vedran se sta spada taglia!

gli farò in testa una poltiglia

di cervello misto a maglie.

 

Baroni, Dio vi salvi e guardi,

e v’aiuti, e che vi valga;

ciò che disse dite a Riccardo

il pavone alla cornacchia.

 

 

    Edita in Anticomoderno Uno. Convergenze testuali, Roma, Bagatto, 1995, e già

prima in Scritti per Roberto Antonelli in occasione dei suoi 50 anni, Roma, Bagatto,

1992 (ho apportato qualche modifica).

    Edizioni: Carl Appel, Die Lieder Bertrans von Born, Halle, Niemeyer, 1932;

Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’oeuvre de Bertran de Born, Aix-en-Provence,

Université de Provence, 1985 (da cui per lo più le informazioni storiche di seguito

riportate per comodità del lettore).

    Sirventese databile al 1182 o 1183, prima della presa di Altaforte (Hautefort),

il castello fino allora tenuto da Bertran in comproprietà con i fratelli, da parte di

Riccardo Cuor di Leone. All’epoca Bertran è partigiano di Enrico il Giovane, figlio

di Enrico II Plantageneto, contro il padre e contro il fratello Riccardo.

    La prima strofa allude alla disputa con i fratelli Costantino e Itier per Altaforte.

Aimar (seconda strofa) è il visconte di Limoges. Il ferro di san Leonardo allude forse

al santo come protettore di chi evade dal carcere. Talairan (quarta strofa) è il

conte di Périgord Elia VI Talairan; Arenalh è probabilmente il nome del suo castello.

I lombardi (cioè gli italiani del nord) hanno fama di mercanti, non di guerrieri.

Guilhem Gordon (o de Gordon, quinta strofa) è un altro signore feudale; i due

visconti con cui ha a che fare sono probabilmente Aimar di Limoges e il figlio.